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12.12.2023

Tempo lettura: 9 min

Transizione energetica: come comunicarla al meglio

Il periodo storico in cui viviamo sarà ricordato probabilmente come l’epoca della transizione energetica: uno dei fenomeni distintivi del mondo di oggi e senza dubbio uno dei più importanti per il Pianeta e per l’umanità che lo abita. Perciò, conviene a tutti saltare sul treno in corsa il prima possibile. Anche perché è una rivoluzione irreversibile.

Cosa si intende per transizione energetica

Se la transizione energetica fosse un film, diversi attori reciterebbero una parte da protagonista: uno per ciascuna delle fonti rinnovabili. A quelle storiche, cioè l’idroelettrico e il geotermico, si sono affiancate quelle nuove: solare ed eolico, che guidano la crescita vertiginosa a livello globale. Se un tempo si chiamavano energie alternative, oggi definirle mainstream è una banalità.

Dietro non c’è solo la necessaria attenzione alla sostenibilità ambientale, ma anche e soprattutto l’aspetto economico: grazie alla continua innovazione tecnologica, specialmente nella scienza dei materiali, le energie pulite ormai sono anche energie convenienti.

Di pari passo, sta diminuendo il contributo delle fonti più inquinanti come il carbone; in questa fase di passaggio, in molti contesti una soluzione-ponte più sostenibile è il ricorso al gas naturale, che permette di garantire la stabilità del sistema energetico contribuendo allo stesso tempo alla sua decarbonizzazione. Tanto più che il settore del gas a sua volta oggi cavalca l’innovazione per ridurre sempre più le emissioni, e lo stesso vale per i carburanti e per l’industria dell’energia nel suo complesso.

Accanto alle fonti di energia, il panorama della transizione energetica è popolato a valle da altri attori di primo piano. Sul lato dei consumi, lo scenario vede un progressivo passaggio all’elettricità in ambiti come i trasporti, il riscaldamento domestico, la cucina.

Nei settori in cui l’elettrificazione non è immediata (come la chimica o l’industria pesante) la soluzione più promettente è l’idrogeno verde, cioè ricavato dall’acqua per mezzo di elettrolizzatori alimentati da elettricità a sua volta generata da fonti rinnovabili. Senza dimenticare che transizione energetica significa anche maggiore efficienza: più attenzione ai consumi e meno sprechi.

I due versanti – produzione e consumi – sono collegati dalle reti di distribuzione: strutture non più unidirezionali, indirizzate da poche grandi centrali a una moltitudine di utenti, ma flussi multidirezionali grazie alla presenza di tanti piccoli impianti rinnovabili (specialmente solari) gestiti direttamente dai consumatori. Si chiama generazione distribuita e presuppone un ruolo attivo da parte dei clienti prosumer (producer + consumer): è un aspetto fondamentale della transizione energetica, e per essere gestito in modo efficiente ha bisogno di reti digitalizzate e sempre più smart.

Come le aziende contribuiscono alla transizione energetica

La transizione energetica non è un ordine impartito dall’alto: è un fenomeno che nasce e cresce grazie al contributo e all’iniziativa di molteplici soggetti. Oltre alle istituzioni nazionali e internazionali, anche le autorità locali, le associazioni di settore e naturalmente le aziende.

In molti Paesi è proprio il mondo aziendale a fare da traino alla transizione energetica. Dal lato della produzione e distribuzione sono le aziende di energia a evolvere con gli impianti rinnovabili e le reti intelligenti. Dall’altro lato, quello dei consumi, tutte le aziende, di qualsiasi ramo, hanno nelle proprie mani la possibilità di agire in modo incisivo.

Installare un pannello fotovoltaico (o più di uno), passare dal riscaldamento a gas a quello elettrico, sostituire i veicoli della flotta aziendale con vetture elettriche, aumentare l’efficienza energetica con dispositivi più moderni, ottimizzare i consumi con sistemi di domotica e contatori elettronici di nuova generazione: sono solo alcune fra le misure più efficaci che si possono adottare per ridurre le spese, entrare nel sistema energetico come prosumer e allo stesso tempo contribuire alla difesa dell’ambiente.

È quello che sta caratterizzando la transizione energetica in Italia e in altri Paesi: la sensibilità delle aziende (motivata giustamente anche da ragioni economiche) è spesso più avanzata rispetto a un quadro legislativo penalizzato da lentezze e discordie. Insomma, le aziende sono all’avanguardia e in molti casi sono loro a sollecitare l’aggiornamento delle normative al contesto.

Perché è importante comunicare la transizione energetica

Per poter svolgere appieno questo ruolo e valorizzare tutte le opportunità che presenta, alle aziende non basta agire: devono saper comunicare in modo efficace quello che fanno. Altrimenti rimangono nella penombra, sullo sfondo, e il grande pubblico ignora i risultati ottenuti. Mentre invece vorrebbe proprio conoscerli: perché l’opinione pubblica è sempre più sensibile alla sostenibilità ambientale e sempre più consapevole del margine di azione che hanno le aziende.

Emerge qui un altro attore protagonista della transizione energetica: il consumatore finale. Un attore sempre più attento, nelle scelte di acquisto (di energia ma anche di qualsiasi altra merce), alle prestazioni ambientali da parte dei produttori: comunicarle in modo esauriente e incisivo diventa così anche un fattore di competitività.

In questo modo si innesca un circolo virtuoso: più se ne parla, più aumenta nei clienti la coscienza del loro potere, più vengono premiate le aziende attente alla sostenibilità. Ecco che un vantaggio commerciale diventa un beneficio per l’ambiente – e quindi per tutti.

Una volta stabilito che un’azienda deve comunicare in modo incisivo il proprio impegno per la transizione energetica, il punto è come farlo.

Strategie di comunicazione per la transizione energetica

Sono finiti i tempi della comunicazione istituzionale fredda e formale: quella va bene semmai per un comunicato stampa, non per parlare alle persone. Così come è superato l’approccio “paternalistico” della vecchia divulgazione scientifica, rivolto dall’alto verso il basso (stile “tu non lo sai, adesso te lo spiego io”).

No, oggi il cliente deve essere coinvolto emotivamente, ingaggiato: non basta che gli arrivi un’informazione, deve “sentirla” e non solo saperla. Anche perché ognuno di noi è bombardato continuamente da una quantità sterminata di informazioni e se un contenuto ci viene a noia lo abbandoniamo subito, per passare ad altro.

Bisogna quindi adottare un’opportuna tecnica narrativa (di storytelling) per raccontare bene i propri contenuti, e seguirla con coerenza per rendere riconoscibile la propria cifra stilistica (senza cadere nella faciloneria da social).

Ma non basta. Per poter valutare un’informazione, il cliente deve essere in grado di comprenderla, senza il rischio di equivoci. È quindi indispensabile illustrare i concetti nel modo più chiaro possibile, “come se li stessi spiegando a tua nonna” (per parafrasare una celebre citazione attribuita a Einstein): bisogna mettersi nei panni del lettore, ascoltatore, spettatore senza dare nulla per scontato.

D’altra parte, molte persone hanno maturato una buona conoscenza dei fenomeni in corso, e hanno sviluppato anche la capacità di distinguere i fatti dall’aria fritta. È importante dunque presentare affermazioni sostenute da dati e non solo concetti vaghi.

Se per esempio un’azienda ha ridotto la propria impronta carbonica grazie all’uso di fonti rinnovabili, dovrebbe chiarire innanzitutto cosa vuol dire impronta carbonica, e poi presentare dati concreti in forma lineare: altrimenti il cliente distratto rischia di non cogliere l’importanza di questo sviluppo innovativo, mentre quello più accorto può sospettare un’operazione di greenwashing.

Insomma, quando si vuole comunicare un contenuto legato alla transizione energetica bisogna pianificare l’operazione in modo ragionato puntando in una doppia direzione: la narrazione e la chiarezza sostenuta dai fatti (oltre ovviamente alla massima cura formale anche nei dettagli e nelle sfumature della lingua). Le migliori agenzie di comunicazione hanno ormai una lunga esperienza in questo campo: coinvolgerle nella propria strategia è la soluzione più indicata per un’azienda interessata alla transizione energetica e alla sostenibilità.

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